Sedotti e abbandonati
Storia a puntate di 10 autori in cerca di personaggi catturati da Rai Tre e gestiti (si fa per dire...) dalla Palomar S.p.A.



Francesco Prima puntata: l’arrivo nell’acquario.

Una splendida giornata di settembre, quando alla spicciolata, nascosti in lussuose auto in affitto e disseminati per la fertile Sabina a ridosso di un borgo antico chiamato Castel San Pietro, fummo introdotti nella Villa Bonaccorsi accolti da paesani curiosi e festanti per la novità ed al suono di una folcloristica banda.

Ai dodici senior, il reality show aveva affibbiato il ruolo di super.

Le caratteristiche di ognuno di noi erano tante, tutte nel bene e nel male discutibili, ma una sola intenzione venne immediatamente fuori: tutti - e per l’esperienza, e per il fatto che avevamo una personalità e una vita vissuta a fronte alta da salvaguardare - non solo avevamo voglia di fare una bella figura, ma soprattutto non avevamo intenzione di essere burattini nelle mani di un grande burattinaio.

A differenza de Il grande fratello, L’isola dei famosi, La talpa, dove è evidente che non c’è nulla di spontaneo e di reale ma che tutti i personaggi sono costruiti e diretti da regie pilotate e che fanno di queste trasmissioni la cosiddetta tv dagli stessi mass media definita spazzatura, noi dodici personaggi, almeno in questo, stimati dagli organizzatori e produttori del programma, osannati dalla critica, non abbiamo dato altro che spontaneità, sincerità e realtà; dai piccoli litigi alle azioni quotidiane, alla gestione delle proprie possibilità per l’ideazione dello spettacolo.

Tutti, con un fervore da professionisti, volevamo produrre uno spettacolo che parlasse di noi, della nostra vita nella Storia, di cose veramente vissute e raccontate ad un pubblico attento, dove gli anziani potessero riconoscersi e i giovani potessero ricevere un messaggio di verità e di pace.

I telespettatori attenti e preparati, non malati di voyeurismo né di ricerca di sentimentalismi di bassa lega che sono adesso la base dell’audience, ci hanno apprezzato. Certo non potevamo mostrare fisici muscolosi o décolleté da capogiro, anche se, per inciso, vi garantisco che nonostante la loro età le nostre compagne di avventura avevano tutte un grande fascino che le rendeva bellissime.

Il primo impatto che io, Francesco, ebbi nell’entrare nel castello fu quello che si ha nel vedere un film di Giannini, Sordi, Benigni o una commedia di Pirandello o Eduardo.

Persone vere, un po’ incredule ma sicure. E quando, seduti, dopo una breve presentazione, nel salone del castello ci guardammo negli occhi, ebbi la sensazione di trovarmi in un acquario; i nostri sguardi infatti scorrevano veloci come pesci su tutti noi.

Vidi me, pesce azzurro del Tirreno;
Aldo, scorfano dagli occhi cerulei e pinne pungenti, esternamente timido ma pronto ad aggredire;
Antonella, leggiadra sardina dalle squame argentate, sonnacchiosa ma attenta;
Attilio, forte e volitivo squalo col sorriso a sessantaquattro denti;
Geppino, cefalo cerino, buono e sornione;
Giuliana, pesce torpedine da maneggiare con cura a causa delle scariche elettriche;
Ivana, mitile scuro detto cozza, da aprire e gustare dolcemente;
Liliana, pesce bandiera per le sue lunghe gambe che si scoprirà, vittoriose di tante battaglie;
Luciano, ‘o pinto ‘e ‘rre, in italiano pesciolino reale dai variopinti colori e dalle dolci movenze;
Luisa, la pescatrice o coda di rospo dalla grande bocca pronta a fagocitare gli ingenui pesciolini che si imbattono in lei;
Milena, sfiziosa frittura di paranza, pesciolino gustoso da assaporare con un pizzico di sale;
Salvo, dentice gustoso che vive in armonia in un mare di musica melodiosa.

Ed in seguito i sostituti (dopo la partenza di Attilio e Antonella):
Ugo, capitone sfuggente, visto e non visto nell’acquario;
e infine, dulcis in fundo, Mira, spigola dagli occhi azzurri, portatrice di angeli custodi.


Seconda puntata: l’accoppiamento.

Improvvisamente, mentre stavamo studiandoci, si erge al centro del salone la figura ieratica del Generale, e a mo’ di santone, spinto dalla sua naturale attitudine al comando, s’impossessa della parola e prende a leggerci un comunicato dell’Organizzazione trovato sul tavolo.

L’ammutinamento fu immediato, tutti fummo infastiditi, ma col tempo ci rendemmo conto che il Generale avrebbe sempre tentato di tener banco anche se non sempre seguito o ascoltato.

Tra le altre cose, fummo informati che erano disponibili solo sei camere doppie e che di comune accordo dovevamo sceglierci il partner. E attenzione, attenzione, qui comincia il tormentone del Generale con la fatidica frase: “QUESTA ORGANIZZAZIONE È UNA SCHIFEZZA!” A lui, infatti, era stata promessa una camera singola.

La scelta, prima di visionare le camere (due suite e quattro doppie), fu anticipata dagli accoppiamenti. E qui i primi divertimenti.

Sei uomini diversi in tutto, con storie, esigenze, caratteri, abitudini imprevedibili, dovevano gradirsi per poter convivere 100 lunghi giorni.

Sei donne forti, volitive, apparentemente fragili, ma che traspiravano grinta da tutti i pori, gelose della loro privacy, dovevano scegliersi mettendo a nudo le proprie vanità.

La bagarre... Tutti e dodici, al Pronti? Via! partimmo per la scelta delle camere, situate al secondo piano del castello. E nel rispetto del chi tardi arriva male alloggia, con un discutibile savoir faire ci arrampicammo per le scale anguste per poter raggiungere la meta. Il Generale, con rapido giudizio di sintesi, occupa la torre, una delle due suite; sceglie Aldo dagli occhi cerulei e lo nomina (a scrutinio segreto) attendente di lusso, sistemandolo nell’anticamera. Aldo, a prima vista remissivo e accondiscendente (si scoprirà, poiché non lo è affatto...), accetta.

Il lungimirante Attilio, scrutando gli altri tre Super Senior, ci notifica di aver scelto come compagno di avventura Salvo, eclettico musicista, saggio e disponibile, e si sistema nella stanza detta Orologio.

Per esclusione quindi, e per scelta forzata, sia Luciano che io ci siamo guardati formando una strana coppia che poi si è rivelata ben assortita e ci siamo trovati insieme nella camera detta Capriata, incredibilmente lasciata libera da tutti gli altri, che poi si rivelò una delle più belle, con due splendide finestre panoramiche.

Anche per le signore ci fu una scelta epidermica, che poi col tempo non si rilevò del tutto felice. Liliana e Antonella, a mo’ di castellane, occuparono l’ala sinistra del castello scegliendo la camera Angelina, dal nome di un’ancella che si era immolata a suo tempo ai piaceri ludici del castellano. L’unico difetto della camera era l’ingresso al bagno, nel quale si accedeva scendendo circa tre scalini e sulla cui volta superiore la lunghissima Liliana sbatteva regolarmente la testa.

Ivana la trasteverina sceglie e si accoppia con Luisa, un fuoco bollente sotto le ceneri; entrambe scelgono la stanza della Rosa, seconda e ultima suite dove entrambe si racconteranno con rimpianto storie di passioni alle quali hanno sempre rinunciato.

Giuliana, infine, estremista di sinistra, senza saperlo si trova insieme a Milena, estremista di destra, nella stanza del Camino... Per quanto tempo dureranno? Attizzeranno il fuoco con le loro scintille?

Il resto, nella prossima puntata... Progetti per lo spettacolo, possibili intrighi, curiosità...


Terza puntata: no, I promessi sposi no.

...domani ci daranno il copione! Domani ci daranno il copione! Domani verrà Sermonti senior, il Dantista, il Professore, il padre di Pietro. Domani, finalmente si inizia a lavorare.

Queste voci incominciarono subito a girare per il castello, e tutti inconsciamente cominciammo a prepararci quasi dovessimo frequentare il primo giorno di scuola.

Salvo accordava la chitarra; Aldo spolverava testi sacri immaginando, novello Amleto, di avere un teschio tra le mani; Attilio meditava progetti più di agriturismo che di agricoltore; il Generale pensava di riprendere i suoi gradi operativi; Luciano sognava il musical; Francesco la commedia dell’arte da Molière a Goldoni, da Petito a Scarpetta; Ivanella ripassava poesie autobiografiche; Giuliana, spuntando come una vedetta tra valigie, bauli, cappelliere e pile di libri, sorrideva mostrando un carattere dolce e solo a prima vista arrendevole; Milena, esile, giovanile, scattava come se avesse inserite in corpo cariche di duracell per oltre cento giorni e rimuginava programmi, idee, progetti, sognando spettacoli e regie; Luisa, perfetta nel trucco e nel vestire, camminava senza una meta e non faceva che ripetere: “Ma cosa ci faccio qua io? Non so fare niente. Cosa mi faranno fare?”, e non ci aveva ancora parlato del suo Antonio, che diventerà il tormentone dei Super Senior; Liliana, alta nobile, regale, quasi eterea, sembrava camminasse tra le nuvole dove spesso, durante il percorso, lei rimarrà, ma immediatamente, per quello spirito di conservazione tipico della nostra età, ci fece chiaramente intendere che il suo contributo lavorativo sarebbe stato minimo e che potevamo solamente contare su quello intellettuale; Antonella infine, la più atipica delle siciliane, cominciò a studiarci in un assoluto silenzio.

Ed eccoci al domani, seduti a semicerchio nella sala prove salone, all’uopo preparata con un piccolo palcoscenico, attendere l’arrivo dei Sermonti.

Ed ecco Pietro giovane, piacente, aitante, interessante, presentarsi ed accoglierci sorridente con una simpatia che immediatamente ci trasmise assieme ad un affetto quasi fosse un nostro figlio. E questo non per direttive ricevute ma, a dispetto di tutti quei telespettatori che non ci hanno visto, per un vero e proprio reality show.

In ogni caso, ci consegnò e tentò di rifilarci il copione de I promessi sposi riveduto e ridotto da Enrico Vaime.

Dico tentò di rifilarci, perché alla fine, visto che il testo in chiave ridotta, seria o comica, era stato già presentato più volte, e visto che qualcuno di noi aveva un bagaglio di esperienze amatoriali o meno nel campo dello spettacolo, e visto infine che definendoci Super Senior, Rai Tre aveva scommesso su di noi, riponendo nel gruppo fiducia e capacità bastanti a dimostrare al pubblico che, nonostante la nostra età, potevamo proporre con entusiasmo uno spettacolo scritto musicato e inventato da noi, il proporci I promessi sposi era solo una provocazione? Mistero!

Il nostro rifiuto comunque fu spontaneo e immediato, e a nulla valse l’autorevole parere di Sermonti senior per farci cambiare idea.

Noi tutti, con a capo il Generale, rifiutammo quel testo. E il telespettatore sappia che nulla era stato previsto o costruito prima, e che qualsiasi cosa mandata in onda da quel momento alla fine sarà veramente il prodotto di un reality che verrà complimentato dalla critica, ma con un audience pari in percentuale all’attuale cultura degli italiani.

Dopo il gran rifiuto, quindi, cosa decideranno i Super Senior? Quali saranno le discussioni, i progetti le idee?

Se siete curiosi, mi leggerete prossimamente.


Quarta puntata: il copione lo scriviamo noi!

La prima idea: un portone, quello del castello, che sbattendo si chiude alle nostre spalle; una voce tenebrosa che forse ci deride, che forse ci stimola, che forse è la nostra coscienza, che forse è la voce delle nostre esperienze che ci hanno nel bene e nel male riempito la vita.

Ma poi... che fare? Ma poi... che dire? Ma poi... come organizzarla, come programmarla, come sceneggiarla? Ma poi... Ma poi... Ma poi... E fervono le discussioni, i no, i si, le controversie, i desideri di apparire più che di costruire; le difficoltà di mettere da parte gli egoismi, e con umiltà fare uscire il meglio da tutti.

E allora giù a scrivere i copioni... (un giramento di... copioni).

Aldo, regista che sarà più volte osannato e più volte destituito, in camera sua per pensare senza scrivere, ma ahimè per scrivere senza pensare;
Salvo in sala pranzo a mettere giù idee su idee;
Giuliana nello studio, sul tavolo tondo, a scrivere, riscrivere, collezionare, raccogliere pezzi ed idee;
Milena che comincia ad avere un idillio passionale e morboso col computer, sul quale riversa tutta la sua voglia di creare, copiando, mutando, riscrivendo, correggendo, ricorreggendo, ritoccando le varie scene, i vari ricordi, il vissuto di ognuno di noi;
il Generale scrive nostalgico, appassionato e sofferente della caduta del Duce;
Liliana ci parla con voli pindarici della sua vita, dalle esperienze di partigiana alle piccanti situazioni nelle quali più volte si è trovata;
Francesco, animale da palcoscenico, ricorda le quattro giornate di Napoli;
Mira parla poi delle Fosse ardeatine, suscitando forti emozioni;
Salvo canta le sue canzoni e ne scrive altre sui Super Senior;
Luisa cerca un’identità che in parte grazie a Milena trova nella creazione di un personaggio che le calza a pennello: la regina della casa, testo di ribellione femminista... o no?;
Ivanella recita momenti intensi e tragici della sua vita con spontanea dote artistica, in gergo romanesco;
Luciano vive i suoi splendidi sogni ballando e cantando sotto la pioggia e sceneggiando magistralmente una canzone di Salvo, Dottor Jack;
Antonella, silenziosa a buon ragione, è molta combattuta se ricordare o meno tragici momenti del suo passato;
Ugo, che per motivi di tempo doveva essere una voce fuori campo, decide alla fine di essere tanto fuori campo da perdersi nell’etere e rimane in noi solo la risonanza di un eco;
Attilio (non l’ho dimenticato...), che per temperamento e inclinazione avrebbe dovuto essere il manager e l’organizzatore dello spettacolo (di artistico infatti aveva ben poco), partorì una tragica ballata del contadino.

Momenti, insomma, toccanti, tragici e comici del nostro vissuto.

Tutti insieme, quindi (ho incluso anche Mira e Ugo, che nel corso del programma sostituiranno Antonella ed Attilio), con un’ansia che man mano che passavano i giorni ci incalzava rendendoci elettrici e suscettibili, cominciammo chi più e chi meno a scrivere, creare, provare.

Riusciranno i Super Senior a fare qualcosa di buono? A realizzare uno spettacolo per un teatro della capitale?

E mentre questo interrogativo incombeva su tutti noi, il quotidiano assorbiva molto del nostro tempo. Tralasciando, quindi, la preparazione del nostro spettacolo, parliamo un po’ del quotidiano, dell’essere, dell’apparire.

L’apparire è un virus che, inconsciamente, nel nostro reality show, che non prevedeva avere ininterrottamente le telecamere puntate addosso, si propagò in un batter d’occhio, prendendo di mira specialmente coloro che avevano poche difese immunitarie.

Tenterò di fare l’analisi dei personaggi attaccati da quel virus facendo innanzitutto un’autocritica. Sono invero un po’ preoccupato perché potrò urtare la suscettibilità di ognuno di noi, ma ricordiamoci che siamo dei Super Senior. Quindi, nel fare delle osservazioni o nel descrivere sensazioni avvertite quale spettatore per gli altri e protagonista per me stesso, voglio premettere che non è in gioco la indiscutibile buona fede di ognuno di noi ma che gli atteggiamenti e manifestazioni di tutti sono in generale legati al proprio carattere, a cui siamo visceralmente attaccati. Quindi si può pensare che gli atteggiamenti sono stati scatenati inconsciamente dal virus in questione, che può fare più o meno presa su tutti indipendentemente dalla cultura o dalla preparazione professionale. Premesso che poi, alla fine, anche se senza saperlo o forse avvertendolo inconsciamente, nel gioco eravamo i burattini nel senso gradevole della parola, i cui fili ahimè non erano in mani magistrali, certamente non per impreparazione ma perché come si dice a Napoli quando ci sono più galli a cantare non fa mai giorno, non so da chi cominciare e quindi inizierò dopo di me in ordine alfabetico: Aldo, Attilio, Geppino, Giuliana, Ivana, Liliana, Luciano, Luisa, Milena, Mira, Salvo, Ugo.

L’apparire di Francesco... e degli altri alla prossima puntata.

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