Fra Super Senior e la vita



Settembre, andiamo. E fu Poggio Mirteto,
la Sabina e le sue verdi vallate
e un paese lassù: Castel San Pietro.

Settimane terribili e incantate,
tra di noi, sconosciuti e così uguali
nei sogni, nei ricordi, nell’attesa
di cose nuove: solo un batter d’ali
per una vita ormai del tutto spesa.

E un batter d’ali è stato, come un vento
a volte dolce, a volte un uragano
che ci ha scosso e ferito. E un sentimento
di stupore, ci resta. Piano, piano
riprenderà la vita, il tempo nostro
di tutti i giorni: come sempre uguali,
forse cari. Ma in fondo a noi, nascosto,
resterà quel ricordo: un batter d’ali.

Milena 1° quadro

Beh, questo è ciò che ho scritto qualche giorno prima della conclusione della mia esperienza di Super Senior, prima di lasciare Poggio Mirteto. Capisco che è come cominciare a presentarmi dalla fine... Già. Ma è stato tutto così, breve, intenso, eppure lunghissimo... che il mio primo ricordo è proprio questo: ce ne andiamo. Torniamo davvero a casa. Che strana sensazione: come un’attesa finita... senza avere risposte.

All’arrivo, invece... Ma come ci sono arrivata? Provo a ripensarci.

Giungo, caldo da morire, denunce dei redditi, in ufficio si boccheggia. Piero Campodonico - grande Piero, poi ve lo presento - mi telefona: “Ho segnalato il tuo nome, anche se non hai ancora sessant’anni (certo che non li ho!), per una trasmissione su Rai Tre...”
“Che???” (sto combattendo con gli oneri deducibili, il PC e il Tuir).
“Rai Tre! Una specie di Grande Fratello, mi è sembrato di capire...”
“Per l’amor di Dio! Sei pazzo?”
“No, no, hanno detto che è tutt’altra cosa... Beh, gli altri ci vanno, per curiosità.”

Torno alle mie dichiarazioni dei redditi.

Dieci giorni dopo: “Milena Medicina? Sono Tiziana da Roma. È interessata al provino per la trasmissione Super Senior? Se sì, saremo a Genova la settimana prossima...“
La voce è gentile, gradevole (cara Tiziana, che bello averti conosciuta!). Mi faccio spiegare, chiedo se si tratta della Grande Sorella...
Insomma, vado: anche per me la curiosità è stimolante.


2° quadro

È un caldo infernale. Trovo un sacco di gente (alcuni sono conoscenti per via dell’amore comune per il teatro dialettale) e faccio quattro chiacchiere.
Quando tocca a me, rispondo a qualche domanda, parlo un po’ di me stessa, scherzo un po’. Tutto qui.
Il caldo impazza. Fa caldissimo per tutto il mese. Siamo a metà luglio e ormai le dichiarazioni dei redditi mi provocano la nausea.
“Pronto? Sono Tiziana da Roma.”
Rifletto, riemergo dalle aliquote di imposta... “Ah, che sorpresa? Come mai?”
Non ci posso credere. Dice che sono “tra i primi 80”: voglio forse andare a Roma per un approfondimento?
“Non se ne parla.”, dico. “Le denunce dei redditi...”
E invece mi convince: un giorno solo, si va e si viene con l’aereo... Perché no? Evviva la curiosità.

Sull’aereo scrivo, per Tiziana. Le darò un biglietto. È troppo simpatica.

“Che sorpresa, la tua telefonata!
Un salto a Roma? Certo che ci vengo.
E poi, se impegna solo una giornata!”
Rifletto. E allora penso che ci tengo
a fare un’esperienza proprio nuova
a quest’età, che nuova non è più.
E poi, chi vince è quello che ci prova!
E, se non vince... Il cielo è sempre blu.

Così parto. Check-in, biglietto, viaggio
in aereo, discesa a Fiumicino.
E se nulla avverrà? Beh, avrò un vantaggio:
avrò visto Rai Tre più da vicino.



3° quadro

E così sono a Roma. È un lunedì di metà luglio.
E adesso? Mi chiederanno che cosa so fare... Che cosa so fare? Boh?! Cosa servirebbe che sapessi fare? Boh?!

Macché: non devo saper far nulla. Parlo, rispondo, racconto, spiego... di me, degli altri, della mia vita.
Non si parla tanto bene sotto un riflettore a 40 gradi, con Pietro Sermonti che di lato ride e finge di sventolarti una piuma di struzzo! Ma poi telecamera e luci si dimenticano: grande potere degli psicologi!!!
Beh, alla fine lo psicologo dice: “Perché lei, al primo provino, ha fatto la vispa Teresa?
Mamma mia, che siano state le denunce dei redditi? Certo, avevo un po’ scherzato: mica ero venuta al provino per farmi prendere sul serio... Mah, non lo so perché ho fatto la vispa Teresa.

La terza telefonata mi coglie davvero incredula: tra i primi venti? Non è possibile! E che ho detto?
Allora valuto davvero la possibilità... Roma? Tre mesi? E la famiglia? E il lavoro? E che faccio tre mesi lì? E... , dove?
Mi faccio spiegare quanto possibile. E, su tutto, mi affascina la parola copione.
Già, dobbiamo scrivere ed interpretare un copione. Tutti insieme, dodici sconosciuti diversi (anzi diversissimi, ho scoperto poi), di età diverse (alla nostra età cinque anni di differenza sono già molti), con idee e formazioni diverse.


4° quadro

Sono ancora sull’aereo, questa volta per controlli medici (ammalarsi brutalmente in diretta non è ancora uno scoop, ma... ci arriveremo, cioè ci arriverà la TV. O lo ha già fatto?).

Per far passare il tempo scrivo ancora a Tiziana (bionda, capelli lunghi e ricci, sorriso dolcissimo, grande umanità).

“Tra i primi venti? Uaoooooh! Ma che è successo?”
E, per la prima volta, un’emozione
mi sale dentro. Cosa fare, ADESSO?
Lo so già. Prenderò la decisione
come sempre: guardandomi allo specchio.
Le rughe fan da freno ai desideri:
ci rinunci, se vedi un viso vecchio.
Ma stavolta è diverso... E giù pensieri!


A Tiziana, all’arrivo, do un biglietto diverso, cioè con altri versi. Questo mi sembra triste. E io non sono triste affatto.
Faccio gli esami medici e intanto... ci penso. Tanto più lo faccio, tanto più capisco che non voglio guardarmi allo specchio: stavolta, che c’entra? La cosa mi attrae.
Continuo a chiedermi: sarei pronta ad andare, se mi scegliessero davvero?
Rispondo a questa domanda solo a fine agosto, quando dall’unica mia settimana di vacanza in Sardegna prendo l’aereo per firmare il contratto. È fatta. Partirò.


5° quadro

Abbiamo ricevuto tantissime e-mail al Castello. Moltissime di giovani (che bellezza!).
Alcuni ci chiedevano: “Perché avete deciso di partire, senza sapere veramente ciò che sarebbe accaduto, senza (ovviamente, vista l’età) alcuna aspettativa di carriera, senza gratificazioni finanziarie, senza particolari capacità da mostrare?
Capisco, vista così sembra temerarietà o, forse, voglia di apparire.
Né l’una né l’altra: è solo curiosità, voglia di vivere il più possibile nuove sfide, voglia di mettersi in gioco sempre e di più.
È anche bello, sapete, essere anziani. Finalmente si hanno certezze (vere o false non importa); non si teme, come da giovani, di sbagliare e non si temono le conseguenze (ne abbiamo vissute tante, di conseguenze indesiderate: una più, una meno!), si è imparato a ridere di noi stessi, si ha una grande voglia di capire gli altri e di capire - sempre per curiosità - perché gli altri non hanno capito noi: tanto ormai che ci abbiano capito o meno non ci importa più.


6° quadro

La giornata che più ricordo del mio soggiorno al castello è stata quella con i ragazzi. La nostra visita, cioè, al Liceo di Poggio Mirteto. Noi diciamo, in genovese, avere il magone: forse si dice dappertutto così. Insomma, avevo il groppo in gola. Sì, perché tornavo a vederli, LORO, i miei ragazzi, tutti insieme come quando a scuola, nei corridoi, nei laboratori, in classe, ti ignoravano e ti cercavano con gli occhi. E con gli occhi ti trasmettevano suppliche, accuse, derisione, affetto...
E spesso anche timori, incertezze, richieste di aiuto. Quasi sempre solo con gli occhi.
Parlano poco, loro, i ragazzi intendo, di ciò che vorrebbero parlare davvero. Che bello, quando lo facevano con me.
Nostalgia. Si capisce, dopo trent’anni di insegnamento... e cioè:

30 anni passati a mettersi in discussione (ed esservi messa da loro, sempre diversi fuori e sempre uguali dentro; i ragazzi, appunto);

30 anni di inseguimento della didattica... ma, poi, cos’è la didattica? Ricordo che in uno di quegli interminabili corsi di approfondimento di questa misteriosa capacità che doveva trasformarci in docenti modello (il guaio è che il modello dei docenti nostro non era quello loro) scrissi, in fondo ad una pomposa scheda intitolata “Sintesi degli Obiettivi”:

La didattica ti affligge, ma gli errori ti corregge.
Ti permette:
di insegnare... anche ciò che non sai fare,
di impostare col discente un rapporto intelligente,
di scoprire la sua psiche e capir ciò che non dice,
di destare l’attenzione anche in fine di lezione,
ed in più, di valutare ciò che è in grado di imparare.


Sarà. Ma... scusate tanto, io ho un sistema (e me ne vanto)
sempre valido e preciso: entro in classe col sorriso
e mi siedo insieme a loro. E sorrido. È il mio lavoro.
Beh, funziona tutto bene... quando si sorride insieme!
Vabbè, peraltro sono sempre stata l’insegnante delle filastrocche: quella che scriveva il saluto in versi agli alunni della maturità (quei terribili pranzi obbligatori di fine anno, prima dell’esame!!!).
Ne approfitto per chiedere scusa pubblicamente: le filastrocche mi venivano commissionate!!!


7° quadro

E questa mia filastrocca, che è diventata una canzone (o quasi), ha chiuso il nostro spettacolo al Brancaccio, l’8 dicembre 2003. E stato come un abbraccio alla mia vita di prima, quella della scuola.
Ragazzi

Ragazzi che avete vissuto la guerra,
la mente nel cielo ed il cuore giù in terra,
con tanti ricordi da non cancellare
e ancora nel petto la voglia d’amare.

Guardando la vita ch’è stata un bel volo
e la gioventù che s’affanna a cambiare
un mondo che invece si cambia da solo.
...Non dimenticate la voglia d’amare.

È tardi, la vita vi ha già regalato
pensieri, parole, tormenti, emozioni.
Qualcuno vi ha tolto, qualcuno vi ha dato...
Ma avete difeso le vostre illusioni.

Ragazzi, guardate i nostri ragazzi:
diventano adulti senza esser cresciuti.
Le nostre rivolte, i loro schiamazzi...:
lo stesso bisogno di esser creduti.

Lo so che per loro non c’è stata guerra,
né freddo, né fame, né cieco terrore.
Ma solo a guardarli negli occhi s’afferra
la loro bellissima fame d’amore.

Ma solo a guardarli negli occhi s’afferra
la loro bellissima fame d’amore.

Comunque la giornata più bella è stata proprio quella al Liceo. In effetti ho pianto, o quasi, tutto il tempo. Sarà l’unica videocassetta di cui chiederò la duplicazione a Luisa; lei le ha tutte.

A proposito. Ho visto, naturalmente, le puntate del programma andato in onda dopo il nostro rientro... alle origini. Ma solo quelle. Gesù! Avete mai provato a vedere, guardando voi stessi, un’altra persona? Perché mai dovevo apparire, in trasmissione, quello che non ero e non sono: triste, arrabbiata, cupa... quasi inesistente (non dal punto di vista delle riprese; almeno non solo)??? Non mi sono riconosciuta del tutto nella Milena che era lì, ma certo è stata colpa mia e di qualcosa che non ho saputo far funzionare.
E nonostante... che belle amicizie ne sono scaturite!

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