Il pensiero di oggi, 8 marzo 2004, è: chi sono oggi le donne di una certa età? E cos’è una certa età?

Soprattutto, non capisco come ci si arriva, a quella certa età. Perché sapete, dico a voi giovani, nessun anziano (di questo sono sicura, ne ho conosciuti e ne conosco troppi) si sente anziano dentro. Sembra a noi tutti che la vita ci debba riservare ancora mille cose:
cose da ricordare,
cose da dire,
cose da pensare?
No, proprio cose da fare, da realizzare... O per lo meno, da proporre.

Cose da ricordare...

Mah! Abbiamo ricordato tanto, a Poggio Mirteto. Io mi sentivo quasi a disagio perché non avevo diretti ricordi di guerra: ero in fasce! Ma il bisogno di raccontarmi, sì, l’avevo anch’io: le cose che diceva mio padre, ad esempio, i suoi ricordi del fronte, il disprezzo per ciò che era avvenuto durante e dopo la guerra... un orrore senza parte.
Ho detto poco o nulla di questo perché ho capito allora (e chiedo scusa agli amici che hanno ricordato cose terribili e struggenti) che ciascuno di noi crede veramente solo nel proprio ricordo e vorrebbe che tutti gli altri lo facessero proprio.
Così io ci ho solo provato, senza riuscirci, a raccontare il mio ricordo; non l’ho diviso con gli altri, ma non importa: mi è rimasto comunque nel cuore.
Sono le piccole (o grandi ) cose che io avrei voluto dire; quelle che diceva mio padre le poche volte che parlava di sé e dei suoi anni di guerra (anni da eroe, per me, anche se non è morto al fronte o in qualche orribile eccidio); così dedico a lui questo pensiero.

Noi,
figli di brava gente (vani eroi
sbattuti al fronte senza una ragione:
una bottiglia in tasca e una canzone);
noi, che abbiamo la guerra dentro il cuore
senza saperne i gesti e le parole,
noi che gustiamo il sale di una vita
ormai conclusa, e sempre più in salita;
noi, trasformati e stanchi, un po’ delusi
dal sessantotto e sempre più confusi
da guerre e guerre ancora, che sappiamo
terribili ed inutili, proviamo
a continuare a credere: verrà
un tempo giusto per l’umanità.
(Le due prossime righe sono dedicate ad Agnese, una ragazza che ha seguito la trasmissione e che continua a scriverci... Dolce, fantastica, Agnese...)
...e sarà il tuo, ragazza. Credi ancora,
al nostro posto. Credi nell’aurora.
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