Frammenti di memoria



Ugo






(...) bisogno di capire e di amare. La corda dell’amore, vissuto come antidoto ad una solitudine tipica di chi vive in una metropoli, è la corda migliore di questa chitarra.
Un’aria intima, non intimista, aleggia lungo tutta la raccolta, “frammenti” di una “memoria” viva ed ingenua di fronte ad una realtà che forse di ingenuo non ha più nulla.


Franco Dottorini


Vivo
la vita di un albero
cresciuto al bordo
di una strada in curva
e il mio respiro
è l’alito del vento
e l’unico contatto con la vita
sono le gocce
pungenti e calde
di un giorno incerto
di fine estate.

*     *     *

L’ho attesa tanti anni,
l’ho sognata sempre.
È venuta,
mi ha preso la mano
e mi ha sorriso;
è un vero miracolo,
bimba e donna insieme.
Cosa dirle, cosa chiederle?
Niente.
È rimasta con me,
è tornata indietro più volte,
luce sfolgorante
nel buio di una strada
totalmente dissestata.

*     *     *

I monti e gli alberi,
la terra arata,
se ne vanno
e lentamente
si mescolano
in una pasta scura.
Piano, piano,
compare la mia immagine riflessa,
sempre più nitida,
fantasma della notte dei boschi,
come vorrei essere.
È sera.

*     *     *

Una luce sfolgorante
è lassù
in cima alle scale
senza gradini,
lisce
come uno specchio,
la sorgente ignota
mi esorta:
è una proposta d’amore,
un’illusione forse.
Mi tieni per mano,
mi inviti a salire
ma è qui che ti amo
perché qui,
in fondo alle scale,
è il nostro presente.
Indugiare, tentare, correre,
scivolare, salire,
tornare indietro, fermarsi...
Il sudore
ti penetra nella bocca
ed il ritmico ansimare
è come l’orgasmo del piacere.
Ultimata la scomoda ascesa
lascerò la tua mano
e piangerò
ancora una volta
un amore perduto.

*     *     *

Un mare d’amore
in una spiaggia di baci
sotto un cielo di fuoco.
Felicità...
rimpianto...
tristezza...
Poi
un altro ricordo.

*     *     *

È ancora estate;
altri mesi
ho sopportato
senza pensare ad altro.
Non voglio perderti
per troppo amore come,
per fame,
l’affamato rovescia
la ciotola, colma,
col tremito delle mani.

*     *     *

Il giorno
che hai trascorso
felice
con una donna
verrà da te ricordato
tanto quanto
più forte
sarà stata
la felicità di lei.

*     *     *

Scintille di dolore
color fuoco
mi circondano;
gli occhi spalancati
sotto un cielo grigio
di gennaio.
L’angoscia naviga
su ogni onda
scialuppa di schiuma
che s ‘infrange.
Con un largo riso ironico
sui duri scogli della costa,
il maestrale scompone
chiome di giganti nella pineta
e morbosi sospiri nell’infinito.
Domani saremo in due
contro tutto il mare
della stessa angoscia;
ti dirò mia ma non lo sei,
piangerò tempeste
ma terremo duro il timone.
Dove bastimenti affondano
barca solida di tradizioni,
la nostra.
Scintille di dolore
color fuoco
ci circondano,
gli occhi socchiusi
sotto un cielo terso
di maggio.

*     *     *

Quando in mezzo al bosco
mediterai,
non scappare se sopraggiungerà
l’uragano.
Osserva la potenza della natura;
ti accorgerai che
la pioggia scrosciante,
il fragore dei tuoni,
il bagliore della folgore,
altro non sono che una parte
delle tue lacrime,
dei tuo continuo brontolare,
della bellezza luminosa
del tuo grande amore.

*     *     *

Ho aperto il cervello
e sono uscito.

*     *     *

Nacque l’amore
per la felicità
ma la realtà
della vita,
il richiamo
delle ore quotidiane,
le stesse nubi, i sogni,
tutto cospira
senza tregua
contro la durata
della fiamma impossibile.
Tutto passa e rimane
muore e ritorna,
come un fiore,
ed il cofanetto dei ricordi
continuerà a riempirsi
di musica e profumi.

*     *     *

Che cosa è la gelosia?
La sofferenza
che provoca l’idea
di non avere tutta per noi
la persona amata,
l’orgoglio ferito
o soltanto le pene che,
quasi per un crudele contrappasso,
rappresentano lo scotto
da pagare per le gioie
che ci dà l’amore.
Forse è un po’
tutte queste cose,
sintomi di un male
che nasce dalla paura
la paura... la paura
di perdere quello che per noi
è...
l’unica ragione di vita.

*     *     *

Mai come ora
provo il desiderio
di rivederti,
di stare di nuovo con te.
Mai come ora
ho la voglia matta
di telefonarti,
di parlare con te.
Mai come ora
mi rendo conto di amarti,
di vivere per te.
Mai come ora
provo tanta angoscia
e tristezza
pensando all’impossibilità
di averti mia...
per sempre.

*     *     *

Tu che dormi nell’oscurità,
tu il corpo che amo,
tu che riposi tra i rumori
delle mie notti di poesia,
non ho accolto altro
nei miei pensieri
da quando ti ho incontrato.
Tu che respiri
la forza del mio amore,
volta i fogli
dei tuoi sogni;
il cuscino gualcisce
la tua guancia
mentre io riempio
le pagine di te
e dei miei pensieri.
Tu elemento importante,
tu sempre viva in me,
tu silenziosa musa,
mia spina dorsale.
Tu non credi a chi professa
fede nell’amore
eppure sento vincoli
nell’aria che spartiamo.

*     *     *

Afferro i giorni
per il tramonto
e li trascino
lasciandoli scivolare
verso la notte
perché ad ogni alba
il tuo viso
mi possa apparire
più nitido
e i tuoi occhi
possano risplendere
di una luce
sempre più viva
fino ad immergermi
e a lasciarmi fasciare
da essa.

*     *     *

Non ci sei.
Anche il mare,
anche l’aria
non hanno vita;
tutto è fermo, morto.
Tutto ciò
che è vita
non è vita senza nessuno.
Un giorno
mi sentii tanta vita;
ora anche l’aria
ignora ciò
che è nel cuore.
Vorrei essere
senza memoria
se non tornasse
la vita e la luce.

*     *     *

Ama fortemente chi ti ama
e chi ti concede
ore di gioia.
Immergi tutto te stesso
nel profondo mare del sesso
ed assaporane le alghe più remote.
Vola, vola lontano
fino a raggiungere
le più alte sensazioni del piacere.
Ama la natura
per averti concesso tutto ciò.
Non aver paura della morte
anzi amala più d’ogni altra cosa
poiché lei è la donna
nelle cui braccia,
finalmente,
potrai abbandonarti
e dormire il sonno dell’eternità.

*     *     *

Tu sei
l’essenza di un giorno,
sei il respiro,
ma l’estate fuggirà
i fiori moriranno.
Tu sei
il mio sangue,
l’anima che vive
ma il mio cuore
è intorpidito;
l’anima mia non vive.
Dove sei, chi lo sa!
Sei la mia vita,
il sole per le nevi d’inverno
ma, inesorabile,
il tempo trascorre
sotto un cielo di nuvole.
Ci incontreremo ancora.
Chi lo sa!
Chi lo sa!

*     *     *

Ramo grigioverde,
la speranza della vita.
Spine giganti,
il dolore della morte.
Rose vermiglie,
un immenso amore per te.
Anche oggi ho dipinto
me stesso.

*     *     *

Un bambino correva
col suo secchiello,
bucato,
portando acqua nella buca
sulla spiaggia.
Mi avvicinai,
scoppiai a ridere;
lui mi guardò, impaurito,
poi ingenuamente
riprese a travasare
il suo mare.
In quel momento
m’accorsi
d’essere diventato vecchio.

*     *     *

Affannosamente cercherai
le cose perdute;
vertiginosamente girerai
alla ricerca di lei;
con tutta l’intensità
del tuo sguardo penetrerai
nell’infinito;
volerai con la tua mente
al di sopra di ogni cosa,
ma non potrai scendere
nel tuo io,
poiché esso è un baratro immenso,
dove, anche il più esperto,
il più tenace,
il più spregiudicato speleologo
finirebbe per perdersi
irrimediabilmente.

*     *     *

Bello è l’amore
ma anche triste
perché
il cuore di chi ama
è triste
nelle ore della solitudine.

*     *     *

Blu profondo
di notte umbra
con lumi di lucciole
sparse su ruderi
di pietra antica,
di case aggruppate.
Poi le torri di Properzio
piene di luce:
è Spello...
Fra poco sarò a casa mia.

*     *     *

Punto attesa...
Allineamento e decollo.
La torre.
Salire a millecinque
poi virare,
prua due sette zero
livellare...
Alfa Zulu lascia, silenzio
foschia,
nebbia, pioggia.
Mantenere due sette zero
mantenere...
mantenere...
Montagna nera
urlo di motore
schianto,
rumore di ferraglia,
fumo, fuoco, sirene,
polizia, ambulanza, gente.
Silenzio,
morte.
Alfa Zulu decolla per l’ignoto
alternato
infinito,
eternità...

*     *     *

Alle falde der Subasio,
sur cucuzzolo più bello,
antichissimo e vanesio
che ce trovi? L’umbro “Spello”

che, tra sassi vecchi e mura,
campanili e antiche chiese,
dominando la pianura
arroccato è con le case.

Fra viuzze strette, strette,
e le ripide salite
tu rivedi le scalette
dai romani costruite.

Anche l’arco, come sopra,
fu da quelli sistemato;
se lo guardi da de fora
dici: quanto è raffinato!

Poi li poggi, li barconi,
le finestre, i capitelli,
li stalluzzi, li portoni,
tutto fu fatto da quelli.

Pe’ cornice, a ‘sto paesaggio,
cielo azzurro ch’è ‘n’incanto
poi li pini, pioppi, faggio,
querce, ulivo, tanto... tanto.

E la sera vespertina
risalendo dalle piane,
co’ l’arietta fina fina
accompagna le campane.

Lemme, lemme, s’annisconne
dietro i monti, rosso, rosso
de vergogna, ma solenne,
“Febo”, timido e commosso.

Tanti lumi nella notte,
tanti grilli, tanto amore.
Quanti baci... quante botte...
quanti battiti de core!...

Sta dormendo adesso Spello,
tra l’abbaj de li cani.
Quanto l’hanno fatto bello
l’antichissimi romani.

*     *     *

Cielo vellutato di blu,
notte di stelle lucenti
incastonate come diamanti.
Lontano,
montagne nette e frastagliate
piene di superstizione e silenzio;
figure di cactus altissimi
qua e là,
come fantasmi giganti
nel deserto di sterpi.
Lamento di uccelli notturni,
urlo di coyote, più forte,
meno forte,
nel caldo secco
della valle della morte.
Poi,
in un mare di luci,
nella piana sottostante,
s’affoga lei, Las Vegas,
piena di vizio e di piacere.

*     *     *

Cielo azzurro,
cirri filiformi,
case tipiche,
colori caldi,
rocce grigie,
volti sofferenti,
asini stanchi,
mare trasparente
color zaffiro...
Che luce,
che tristezza,
che nostalgia,
in questo paesaggio
“naïf”
della terra salda.

*     *     *

Uno schizzo
di verde dal campo
e poi cristallo
nei rami e nelle foglie.
Un pioppo...

*     *     *

Libertà... all’italiana.

Stridio d’orchestra
in cerca di accordi,
nella selva ventosa.
Effetto:
rumore,
caos,
anarchia.

*     *     *

Dal mio divano, a scacchi,
parte, verso il cosmo,
la corsa dei miei ricordi.
Il traguardo
della passata felicità
mi appare
infinitamente lontano;
chissà
se riuscirò ad arrivare
con la mia vecchia carcassa.

*     *     *

La mia mente
è come
una casa di campagna
vuota,
le cui finestre,
la sera,
riflettono le luci rosa
dell’ultimo tramonto.

*     *     *

Vorrei essere un albero,
per succhiare l’umore
di questa terra,
con i rami
esplosi intorno a me
in mezzo a tanti fratelli alberi
che succhiano tutti
lo stesso umore della stessa terra.
Vorrei avere le mani grandi
per carezzare, dolce,
le montagne verdi
e sentire sul palmo
il soffice velluto
del muschio.

*     *     *

Carezzati
dalla luce di una lampada,
brani di foglie
zampillano luce
mosse dal vento.
E il chiaro si perde
tra la ghiaia,
sfumando nella notte calda ed umida,
di un’estate algherese.
Poi
ancora vento.

*     *     *

Dimmi come fa
la tua voce,
così dolce,
a lasciarmi
il livido di una frustata.
Dimmi, anche,
come fanno le tue mani,
che carezzano,
a graffiare il mio cuore
in solchi profondi.
E dimmi come fai,
tu che cammini
così leggera,
a imprimere nelle mie orecchie
l’eco del tuoi passi che si allontanano,
il cui rimbombo
sento fino alla follia.

*     *     *

Desidero soltanto
il tuo amore.
Un temporale
riempie tutto.
Ti ho reso grande
con la mia solitudine;
non voglio vedere più nulla
se non quello che penso di te
ed un mondo che sia la tua
immagine.

*     *     *

Mi domando
perché ci sia
tanta lontananza tra noi,
perché a volte
ci siamo tanto amati.
Qui, con il cielo grigio
e tanto vento,
mi domando se ami me
o la tua vita soltanto.
Quanto freddo.
Questo non è il posto
per pensare all’amore.

*     *     *

Un sole infocato,
del meriggio di luglio,
voglioso di tuffarsi
fra le spumeggianti onde del mare,
ti brucia.
Un ombrellone colorato
protegge
l’opulento industriale
che fabbrica
tinozze di sudore.
Più in là,
con gli occhi chiusi
sogni di avermi vicino
sulla sabbia infocata;
la brezza marina
ti accarezza
e le nostre insaziabili
labbra salate
si baciano
voluttuosamente.
Non aprire gli occhi
o il sogno svanirà
ed il sole
più infocato di prima
ti brucerà le pupille.

*     *     *

Come un vento
caldo e leggero
che filtra
tra i rami e le foglie
dell’albero,
così sono io per te
che passo lieve.
E tu ti fletti dolce
per lasciarmi passare
ed io non ritrovo
che vento,
che muove solo
le cose più leggere.

*     *     *

L’amore può nascere nel momento in cui
ascoltiamo,
solitari e lontani dalla gente,
riparati all’ombra di un albero,
il canto delle cicale e degli uccelli,
il soffio leggero del vento di maggio,
il profumo dei fiori,
il suono di una campana lontana,
il canto dolce di una fanciulla.
L’amore può nascere nei momenti
più impensati
nell’istante in cui scopriamo,
in silenzio,
una semplice cosa buona
o quando estasiati
ammiriamo un’allodola
salire alta nel cielo
contro un azzurro purissimo.

*     *     *

Rare rondini,
corte primavere,
timidi sprazzi di sole:
la donna che ami.
Lunghi preludi d’inverno:
quella che dovresti sposare.
Poi solo rassegnazione,
declino di chimere.

*     *     *

Anche oggi
domani
diventerà ieri.
Anche oggi
domani
entrerà a far parte
dei ricordi.
Anche oggi
domani
forse
non si ripeterà più.
Quanto amore, quanto
calore, quanta dolcezza
su quella spiaggia
di ieri.

*     *     *

Amare è un modo personale
di sentire.

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