Il CD “Castiga ridendo mores”



CD "Castiga ridendo mores" - Front ...e sono di nuovo qui, con addosso i panni del re-censore, mentre un antico romano mi scruta con uno sguardo inquisitore. Dio barbuto più che senatore, emanazione altra incontrata qualche vita fa, in un altro luogo... Si chiamava sempre Ugo, e ci portò (me e Valerio) nell’anticamera dell’aldilà per farci ascoltare la musica di Captain Beefheart... mentre il suo altro poltriva nel corpo di un gatto con lo stesso pelo fulvo.

Ora che l’apocalisse è vicina, Ugo si presenta con voce tonante e un cruccio negli occhi. Ma non appena mi allontano, si piega in due dalle risate. Perché in due si ride meglio di questo mondo, di questa farsa e del giudizzio che conclude la sua opera.

Avevamo appena incominciato a registrare il CD “Dalla vita in su” dei Super Senior quando Ugo e Valerio Mele decisero di intraprendere questo percorso parallelo “con intenti goliardici”, come si legge sul retro del disco. Quasi un anno di lavoro, quindi, per queste diciassette tracce che confermano la duttilità artistica di Valerio già ascoltata da molti di voi e offrono un biglietto da visita sonoro che pone in evidenza le qualità vocali e recitative di Ugo.

Quando riusciremo a stanarlo dalla modestia e dal suo riserbo umbro, magari racconterà sulle pagine di questo sito la sua attività di interprete cinematografico e televisivo... Per il momento accontentiamoci di ascoltarlo recitare su questo disco i testi di E. Ragazzoni (Il giovane Werther), C. Angiolieri (S’io fossi foco), F. García Lorca (Ed io che la portai al fiume), Dante Alighieri (Ulisse), G. G. Belli (Er giorno der giudizzio) e cantare qualche classico della musica europea (Lili Marlene, Te voglio bene assaje, Ed io tra di voi, Ne me quitte pas, Il gorilla...).

Voce calda e avvolgente quella di Ugo, sia nell’esaltazione (Castiga ridendo mores) che nel ripiegamento (A rille), sorretta dagli arrangiamenti impeccabili di Valerio Mele che ne fanno risaltare con maestria tutte le sfumature timbriche e incastonano i diciassette frammenti in un discorso sull’amore e la fine.

Ed è proprio una sete notturna e in-finita che serpeggia nella Canzone dell’amore rubato (scritta da Valerio Mele). Dopo averla ascoltata in anteprima (ma anche voi potete ascoltarne qui un breve assaggio, cliccando sul titolo del brano), abbiamo deciso di inserirla nel nostro spettacolo Dalla vita in su. Chi avrà l’occasione di vederci ancora a teatro la ritroverà nella prima parte del copione; gli altri potranno ascoltarla dalla voce dell’istrione con la barba bianca rapita e imprigionata sul disco.

Le panchine dei giardinetti possono attendere, il paradiso no. Almeno quello che portiamo dentro, l’unico che riconosco e che si ripresenterà con un altro volto alla prossima... fatica di chi ha scelto l’arte per farsi intendere.

Nicola Giudetti



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